top of page

Lo spettacolo indaga le connessioni possibili tra il grande classico di Miguel de Cervantes e la creazione scenica; la riflessione messa in atto nasce dalla domanda: Perché esistono i classici e cosa li contraddistingue come tali?

Ricerchiamo il come la struttura letteraria e narrativa del libro possa prendere forma in un linguaggio performativo e coreografico.

Il deserto di Don Chisciotte è il luogo della solitudine e delle visioni, luogo in cui sogni e follie possono diventare reali in uno sguardo verso il divenire, un desiderio di azione che pare non compiersi mai. Personaggi e figure sfocate appaiono sul palcoscenico evocando lotte e immagini,  metafore di mondi interiori in costante dialogo con il senso di perdita e smarrimento del cammino della vita. Un deserto che,  in contrasto con l’immaginario collettivo,  è  il luogo della creazione in cui esiste spazio per lo sconosciuto. Don Chisciotte in una spinta verso qualcosa che non ha necessariamente senso e approvazione, viene eletto così “outsider”,  capace di capovolgere i preconcetti della società che lo circonda.

In perchéDESERTO. l’elemento animale è il valore istintuale della ricerca e dell’esplorazione.  Nei gesti si riassume il limite tra ragione e istinto; qui c’è tutto il senso del classico, nel legame conflittuale tra dialogo e compromesso.   

Parte fondante  il lavoro è la presenza cartacea che trasforma lo spazio desertico in un luogo dove la cultura è disintegrata, rovinosa e quindi da ricostruire. Smarrimento poetico e  rinascita s’incontrano. La carta danza anch’essa,  si modifica e crea paesaggi diversificati, prende vita propria: una traccia che si modella, che perde e trova senso tramite corpi di animali, personaggi, figure e forse un nostro tanto atteso Don Chisciotte.

RASSEGNA STAMPA

"Autori di un pezzo di grande pulizia compositiva dal titolo perchéDESERTO, i quattro componenti del collettivo Statolento tracciano un progetto di creazione fatto di segni e quadri di apparente semplicità, rivelando un’acuta sensibilità comunicativa che oltrepassa il gesto e ne riverbera il ricordo su una scena sapientemente abitata da interpreti, figure e personaggi."

Lula Abicca / Danzaeffebi     

Articolo completo: http://www.danzaeffebi.com

"Il mondo è in quelle pagine strappate e quelle figure che danzano sulla scena in fondo vengono proprio dai quei frammenti naufraghi sulla spiaggia della scena.

Un lavoro energico e vigoroso da parte di questo giovane gruppo formato da Claudia Adragna, Francesco Di Meglio, Samuel Nicola Fuscà e Camilla Sandri. Perché deserto è una piccola opera non priva di momenti di poesia, di leggera malinconia, di fresca vivacità. (...)  Consiglio di andarlo a vedere non solo perché questi giovani meritano attenzione ma anche per constatare che, benché ostacolati in ogni modo, in questo paese ci sono ancora i coraggiosa che intraprendono una seria ricerca."

Enrico Pastore / Da Torino lo sguardo alternativo sulle Live Arts

Articolo completo: http://www.enricopastore.com/2016/10/08/perche-deserto-statolento/

Trailer 2016 - Venezia / Teatro Goldoni 

produzione statolento - collettivo di arti vive

coproduzione di  La Cavallerizza Reale di Torino / centro culturale autogestito

coreografia statolento

performer Adragna - Di Meglio - Fuscà - Sandri

costumi Andrea Portioli

sostegno tecnico Serafino Sprovieri

sostegno di Danza Venezia e Choreographic collision 7 // what is classic?

Consulenza Drammaturgica di Stefano Tomassini

Consulenza Musicale di Federico Costanza

Consulenza Coreografica di Marie Chouinard e Cristina Rizzo

Una prima restituzione pubblica ha  debutato nel Febbraio 2016 a cui sono seguite varie date in Italia e all'estero per arrivare al Festival MilanOltre nell'autunno 2016. Il lavoro è attualmente auto-prodotto, alla ricerca di realtà che vogliano accompagnare il progetto, anche da un punto di vista organizzativo / distributivo in Italia e all'estero.

                     

                          perchéDESERTO.

_MG_2184
_MG_2156
_MG_2121
_MG_2096
_MG_2080
_MG_2009
_MG_1919
_MG_2215
_MG_2237
bottom of page